La breve storia del medium di riproduzione tecnica del reale - la fotografia - è oggetto, oltre che di una oramai pervasiva diffusione attraverso l'utilizzo dello smartphone, pure della capillare quanto incontrollabile circolazione in Rete. E' dunque scontato, a mò di premessa, che qui ci s'intenda riferire alla traduzione numerica dell'Informazione tutta. Sui cosiddetti Social resta quanto mai aperto il dibattito sulla presunta morte della fotografia e su quanto di estetico-critico venga, addirittura giornalmente, prodotto su scala mondiale. Lasciano, dunque, il tempo che trovano le scaramucce verbali tra tutti coloro che - sottoscritto compreso - pretendano di esprimere giudizi veementi su una condizione poietica non più esclusiva, come quella del fotografo di professione, bensì rilevante soltanto sotto il profilo sociale. Sarebbe auspicabile l'utilizzo di strumenti analitici ben più pertinenti - penso, ad esempio, all'Estetica, all'Antropologia, alla Semiotica ed alla Filosofia - rispetto al pettegolezzo social in uso correntemente. Soltanto il loro consapevole uso permetterebbe si formasse una nuova generazione critica. A me non resta che tradurre in immagini ciò che penso al riguardo, senza curarmi dell'opinione di chiunque.
martedì 18 luglio 2017
giovedì 6 luglio 2017
La follia è collettiva.
Bastano poche immagini di un ex Ospedale Psichiatrico per invocare attenzione critica sulla condizione di generale schizofrenia della Civiltà d'Occidente, dal fronte europeo a quello nord-americano. Ad esserne protagonisti cittadini e clandestini. Già osservare chi e cosa s'incontra per strada - qualunque strada, anche di montagna - alimenta tortuosi pensieri d'angoscia. La Lotta di Classe è terminata - chi abbia vinto si sa -, anzi si è tramutata in Lotta di Generazione. A me non preoccupa il futuro della mia, bensì quello di quanti succederanno.
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