sabato 20 agosto 2011

Pet-terapy.

Potrà sembrare un brontolio, ma quando ci si guarda attorno e si scorgono regolarità od irregolarità nei comportamenti delle persone - quelle chi ci passano accanto, ogni giorno - più frequenti rispetto a tempi sebbene recenti, diventa difficile resistere alla tentazione di compierne l'osservazione e documentarne lo svolgimento. In prima persona e da una postazione che ambisce al ruolo della neutralità. La cosiddetta pet-terapy non è più appannaggio esclusivo di Corti Reali, ma riscuote consenso democratico in larga parte della popolazione che, a quanto pare, ne ricava benefici - vogliamo dirlo? - psicologici insostituibili. Le povere bestie, dolcemente inconsapevoli, annuiscono e scodinzolano provocando quella sensazione, oramai perduta tra umani, di gratuita corrispondenza ed affettuosa condivisione, anche di un comune cono al gianduja. Potrebbe questa apparire un'osservazione senza significato, se non l'accompagnassi dalla testimonianza - verificabile, come scienza richiede - di così numerosi casi di accoppiamenti alla moda. Mi riferisco a quelle strane e minuscole creature che stanno nel palmo di una mano e che ti pare si chiedano il perchè di così morbose attenzioni. Ebbene, passi che le si trasporti sul cestino della bicicletta, nella tasca di uno zaino o nel marsupio allacciato al collo, ma nel vano di un passeggino, proprio no. Eppure succede, magari a zonzo tra gli scaffali di una nota libreria (riminese). Per ora.

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