martedì 11 ottobre 2016

Odor di soldi.


Si dovrà parlare di Produzione Culturale - individuale o collettiva - come Sistema, quando le norme che regolano la circolazione delle idee dipendono necessariamente dalla domanda e dall'offerta, in altre parole dal mercato. Questo speciale tipo di merce è consumato con abitudine e regolare frequenza - si pensi, come esempio di base, alla Stampa periodica - da pubblici vieppiù numerosi, grazie anche alla progressiva diffusione della tecnologia digitale, oramai dominante su tutti i fronti della comunicazione multimediale. Ed è così che anche la produzione di immagini meccaniche deve tenere conto, per raggiungere i propri destinatari, dei rapporti funzionali tipici di un Sistema. Entro questo quadro, è dato scegliere la propria identità culturale. Perciò, chiunque dia forma, per inclinazione o professione, ad un oggetto estetico - opera d'arte - entra a far parte di quello specifico mercato, subendone le regole. Ancor più in questo caso vige la legge dell'arbitrarietà nell'attribuzione di valore, ben oltre il rapporto domanda-offerta. E capita che a darne conto siano gli operatori del cosiddetto Giornalismo Culturale, mai tutti innocenti dinnanzi a palesi violazioni addirittura del semplice buon gusto. L'odore dei soldi anche qui si fa sentire. Il mio riferimento non è puramente casuale.

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