La malattia è lo stato psico-fisico di un organismo che presuppone la terapia come agente della guarigione. Ammesso si conosca con ragionevole certezza l' esatta qualità del benessere esistenziale storicamente determinato, desta meraviglia come in quest'epoca di imprevedibili quanto repentine mutazioni, lo smarrimento degli individui sia così pervasivamente aggredito dall'invito a cogliere i benefici conseguenti l'applicazione di molteplici formule terapeutiche, non tutte propriamente riferite all'ordine medico-scientifico. Dall'arteterapia alla cromoterapia, dalla biblioterapia alla fototerapia - chi più ne ha più ne metta - la panacea per tutti i mali viene scandita con odiosa prosopopea e non senza interesse dagli stregoni del contemporaneo. La verità è che il male di vivere non risparmia nessuno e che l'impegno ad esercitare attivamente, quale che sia il modo, la propria creatività allevia la pena di esserci. Forse perchè tale pratica esige una seria e permanente riflessione sul rapporto con i propri simili ed il mondo circostante. Dunque, agli occhi di costoro - i terapeuti di professione - siamo tutti malati? O non, invece, sempre più alienati dal più elementare senso delle cose, che poi è quello che con semplice necessità ci vincola allo stato di natura? Infine, vale la pena di ricordare, davvero a caldo, il Gran Finale di Dario Fo, testimoniato dal figlio Jacopo.
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