Sto pensando alla fotografia che non c'è e che mai ci sarà, quella del dolore, della sofferenza e della disperazione inconsapevoli che s'incontra oramai dovunque nelle strade, nelle fermate del bus e nelle stazioni ferroviarie tra i volti e le gesta banali della gente comune. L'odore di morte che, per contrappunto, si respira alla visione dei cadaveri uccisi dalla guerra o dalla fuga da essa,rappresentati come morboso e compiaciuto ammonimento sulle pagine ad inchiostro e sugli schermi di pixel, nulla ha a che vedere con le lacrime represse dei volti senza nome in cui ci si imbatte ad ogni angolo, purchè l'attenzione per l'Altro non sia di dominio o rapina. L'Altro siamo noi e chi ci accompagna nel cammino quotidiano: soggetti senza posa possibile.
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