Le ondulazioni ed i sussulti sismici del suolo centro-italico, oltre a produrre la devastazione di case, cose e persone, pare abbiano una sorta di benefico effetto sull'umore della gente direttamente colpita ovvero, esaltandone il sentimento di impotenza, rinforzano il fatalismo dinnanzi ad ogni dramma della vita. Mentre, di tale effetto terapeutico - diciamo così - non possono beneficiare coloro che, in territori non traballanti, conducono un'esistenza quieta e senza alcun rischio di crolli fisici. L'evidenza terapeutica è sorprendente e tale da essere paragonata, con tutte le necessarie distinzioni del caso, alle innumerevoli forme di terapia cui la Postmodernità Occidentale ci ha amorevolmente abituato in cambio di onesti contributi in danaro, visto che siamo ricchi ed opulenti. Tra le forme più ricorrenti, mentre spunta la gattoterapia, eccellono per qualità ed efficacia la pet e la fototerapia. A me interessa particolarmente quest'ultima, dal momento che, sufficientemente dotato di attrezzature da ripresa digitale, ne faccio uso abituale da molti anni, fino a che mi è diventato linguaggio - quello fotografico - di pratica quotidiana. Grazie alle occasioni di ospitalità gratuita (!!!!) sui social (Facebook, Twitter, Instagram, ecc.)assume la forma compulsiva più adatta a sedare le mie ossessioni esistenziali. Ed eccoci alla conclusione: la malattia è sociale, endemica e per certi versi drammatica. Riguarda tutti ed è la solitudine dello spirito.
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