Cadendo quest'anno il sessantesimo anniversario dall'esplosione sotterranea (https://www.facebook.com/Bellisiosolfare/) nella miniera di carbone di Marcinelle(http://www.leboisducazier.be/it/)in Vallonia e dove morirono un gran numero - 136 per la precisione - di lavoratori italiani, per più occasioni e da più parti nel nostro paese, riferendosi a quello storico avvenimento, si è parlato e scritto indistintamente di tragedia e di strage. Ma il significato dei termini non è proprio il medesimo, così che la scelta di uno dei due sostantivi finisce col connotare un pre-giudizio di natura ideologica associato ad una disinvolta ignoranza linguistica da parte di chi ne fa od ha fatto uso (http://www.artribune.com/2016/10/italiani-in-trasferta-le-foto-di-giovanni-marinelli-a-marcinelle-per-i-60-anni-della-strage/). Non altrettanto accade con la lettura delle immagini, il cui soggetto rappresenti, come nel caso di guerre e terremoti, distruzione e macerie.
In entrambi i casi sopra mostrati, pare assai difficile distinguere tra l'origine di un luogo e dell'altro. Allora, la considerazione che a me viene da fare è che è assai più probabile che sia la fotografia a mentire, piuttosto che la parola.
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